La storia, raccontata da Ángel Expósito in “La Linterna”, ci trasporta sulle rive del lago di Tiberiade, noto anche come Mare di Galilea, in Israele, dove è stato portato alla luce un tesoro risalente a oltre 1.400 anni fa. Il ritrovamento è avvenuto in modo del tutto casuale: un’appassionata di metal detector lo ha scoperto durante un’escursione tra le rovine dell’antica Hipos, una città situata vicino alle alture del Golan. Questo insieme di 97 monete d’oro e decine di gioielli dell’epoca bizantina non solo rappresenta un’enorme ricchezza materiale, ma contribuirà anche a rivelare com’era la vita economica e sociale della Palestina del VII secolo.
Un tesoro di oro puro e maestria orafa
Le quasi 100 monete sono state conservate in ottimo stato e, secondo i ricercatori, sono state coniate tra il V e il VII secolo. Fernando López Sánchez, professore di storia all’Università Complutense, spiega che la maggior parte “comprende unità chiamate solidi, in oro, con una percentuale di 98,99% di oro. Sono piccoli lingotti d’oro puro”. Il resto dei pezzi sono suddivisioni come i sémis di rame o i trientes. Una scoperta che ricorda altri ritrovamenti fortuiti, come quello di un giardiniere in pensione che ha trovato un grande tesoro romano.
Oltre alle monete, il tesoro comprende collane e orecchini decorati con diversi materiali. Questi accessori non solo dimostrano la straordinaria maestria degli orafi bizantini, ma rivelano anche le complesse reti commerciali che collegavano il Mediterraneo con l’Oriente in quel periodo, una rete di scambi simile a quella che ha visto protagonista il tesoro marocchino che un vicino portoghese ha portato con sé nella tomba.
Nascosto durante l’invasione sasanide
L’eccellente stato di conservazione dei pezzi ha attirato l’attenzione degli esperti. La ragione potrebbe risiedere nel fatto che, durante il VII secolo, la Palestina bizantina viveva un periodo turbolento a causa dell’invasione dei Sasanidi. Di fronte al pericolo, era pratica comune tra i cristiani nascondere le loro ricchezze sottoterra per proteggerle dai saccheggi, una strategia che ha permesso a tesori come questo di sopravvivere per più di un millennio.
Gli archeologi dell’Università di Haifa, incaricati della ricerca, hanno interpretato il ritrovamento come “un tesoro nascosto davanti all’avanzata delle truppe sasanidi che si dirigono verso Gerusalemme con gli alleati ebrei”. Infatti, sostengono che “ci sono molti indizi che mi fanno pensare che questo sia un tesoro piuttosto militare”. Questo tipo di scoperta non è unica e assomiglia ad altri tesori trovati nella regione che, come quello di un famoso naufragio che ha cambiato la storia della Spagna, rivelano momenti di crisi politica ma di grande attività commerciale.
Palestina, una regione di confine
Il professor López Sánchez contestualizza l’importanza della zona in quel periodo. “Israele diventa una regione di confine. Bisogna passare per Israele per andare in Egitto”, sottolinea. Inoltre, aggiunge che Gerusalemme “è una città molto importante all’epoca, è molto popolata. È quasi una seconda città, non direi capitale dell’Impero bizantino, ma ha un’importanza straordinaria”.
Ora, la comunità scientifica attende i risultati delle analisi condotte dall’Università di Haifa. Questi studi permetteranno di saperne di più sui materiali, sulle tecniche di oreficeria, sull’origine di ogni pezzo e sulle rotte commerciali dell’epoca. In definitiva, questo tesoro si presenta come una finestra aperta sul passato che svelerà come vivevano, commerciavano e interagivano le persone nella Palestina bizantina del VII secolo.